LA BELLA ESTATE, regia di Laura Luchetti

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LA BELLA ESTATE

regia di Laura Luchetti 

con Yile Yara Vianello, Deva Cassel, Nicolas Maupas, Alessandro Piavani

Prodotto da Kino Produzioni e 9.99 Films con Rai Cinema
Distribuito da Lucky Red

Reportage di Luca Cirillo
Foto conferenza di Giulia Gennari

Tratto dal romanzo di Cesare Pavese, “La bella estate”, nelle sale dal 24 agosto (dopo un’ottima presentazione a Locarno), è un gioiello di rara bellezza. Merito di Laura Luchetti, regista sensibile e dedita da sempre al lavoro con attori giovanissimi (ricordiamo la serie “Nudes”), che anche in questo caso ha saputo tirare fuori il meglio dal cast, orchestrando un’opera “necessaria”, che parla di giovani e ai giovani, ma nella quale tutti sapranno ritrovare tratti della propria esperienza di vita.

Potremmo sintetizzare “La bella estate” con la celebre citazione di Henri Estienne: “Se gioventù sapesse. Se vecchiaia potesse”, e la sensazione di trovarci di fronte a un romanzo/filmico rivolto a tutte le fasce d’età è la stessa che accade leggendo il testo di Pavese, ambientato nel 1938 in una Torino che sente echeggiare il sinistro arrivo della guerra. 

Primo punto analizzato insieme alla Luchetti, durante le presentazioni del film, è stato proprio quello dell’adattamento; Illuminante il pensiero della regista che ha chiarito come ognuno di noi, nel momento stesso in cui racconta una storia ne fa inevitabilmente un proprio adattamento, fosse anche quello di una fiaba. E ne “La bella estate” avviene una epifania, in tal senso, ovvero il rispetto dell’opera di partenza e, al tempo stesso, un forte tocco personale che rende il tutto ancora più attuale e contemporaneo di quanto non fosse già la sua origine letteraria. 

Arriviamo al cast di quello che è un film, principalmente, “al femminile” e quindi cominciamo dalle due protagoniste. 

Yile Yara Vianello è Ginia, il motore trainante de “La bella estate”. Sulle scene già da bambina (ricordiamo il suo folgorante debutto in “Corpo celeste” del 2011), la Vianello è una fiammella che illumina ogni scena in cui appare (per fortuna è presente, praticamente, in tutto il film) e ha caricato sulle sue spalle un ruolo complicato, pieno di sfaccettature, emotive e fisiche. Partendo da un carattere già ben delineato nel romanzo, la Luchetti le ha regalato la possibilità di mettere in scena quello che ho definito (per la gioia della protagonista) un contenitore di emozioni, quelle più forti e stordenti che il passaggio dalla adolescenza alla consapevolezza di “giovane donna” regala inevitabilmente. Memorabile la sequenza che la vede entrare in una piccola vasca da bagno che sembra non riuscire più a contenere il corpo “in crescita” della protagonista, metafora di una adolescenza ormai sbocciata in tutta la sua vitalità e che comincerà a ribellarsi ai diktat retrogradi del tempo (purtroppo ancora così attuali). Ginia e Yile sono anima e corpo di una indimenticabile interpretazione.

La diciottenne Deva Cassel, già acclamata modella internazionale, qui al debutto da attrice, definisce la sua Amelia con la grazia e la sicurezza di una navigata professionista. Con lei abbiamo affrontato il tema del suo ruolo nel film, quello di una modella dell’epoca, e di quanto potesse essere stato un piccolo aiuto interpretare, come personaggio d’esordio, una ragazza che per lavoro si mette in mostra, ieri per i pittori bohémien, oggi per i fotografi d’alta moda (per i quali è ormai una icona). L’emotività e la timidezza di Deva fuori dal set, spariscono al momento delle riprese, facendo emergere l’esuberanza, la modernità e il tormento di Amelia, regalandoci la gioia di assistere al battesimo di una rivelazione. In futuro vedremo Deva nel ruolo che fu di Claudia Cardinale, per il remake de “Il Gattopardo”, prodotto da Netflix. Una nuova, importante, prova del nove.

Ma alle due bravissime attrici fanno da contraltare due ruoli maschili di uguale spessore e riuscita.

Nicolas Maupas, acclamata star di serie tv di culto (“Mare fuori”, “Un professore”), anche lui al debutto sul grande schermo, è Severino, il fratello di Ginia. Un personaggio smussato e plasmato da Laura Luchetti che ha tolto alcuni aspetti mono dimensionali del testo di Pavese, riscrivendo una sorta di giovane grillo parlante, protettivo e spesso in contrasto con le scelte della sorella, che Maupas ha messo in scena quasi teatralmente, in un gioco di sottrazione, una sottorecitazione fatta anche di silenzi e sguardi che, in più di un’occasione, diventano testo. Come ho detto ironicamente durante l’incontro con il pubblico, Nicolas ha solo l’immagine del “giovane divo” ma quello che dona al pubblico è la tecnica di un attore completo, pronto ad affrontare qualsiasi ruolo.

Alessandro Piavani è l’ambiguo pittore Guido, un carattere difficile da rendere credibile senza cadere nel cliché dell’artista maudit eppure, devo ripetermi, anche in questo caso il risultato finale è eccellente. Piavani ha lodato il lavoro svolto nella preparazione del film, ovvero la creazione di un vero laboratorio durante il quale gli attori hanno avuto modo di provare come in teatro e soprattutto conoscersi bene e creare così le giuste alchimie umane anche quando, come nel caso del suo personaggio e di quello interpretato da Maupas, non erano previste scene in comune. E, ciliegina sulla torta, per rendere al meglio il suo ruolo, Piavani è stato affiancato sul set da un pittore professionista, così da non lasciare nulla al caso. 

Da ricordare anche Adrien Dewitte (il pittore Rodrigues, sodale d’arte e di vita viziosa di Guido) e Andrea Bosca in un piccolo, importante, cameo.

Ultima menzione per la colonna sonora di Francesco Cerasi che arricchisce con emozionanti partiture orchestrali e intimi tocchi pianistici, un film senza sbavature che conferma il talento di Laura Luchetti.

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