
UN PACCHETTO DI GAULOISES
Una biografia di Guido Morselli (Castelvecchi Editore)
recensione di Luca Cirillo
Con Un pacchetto di Gauloises, Linda Terziroli offre molto più di una biografia tradizionale di Guido Morselli: è un racconto intimo, partecipe, costruito con il passo di chi si è lasciato avvolgere profondamente dalla voce, dalla solitudine e dal tormento dello scrittore. Il libro si presenta come un vero incontro tra anime affini, dove la ricerca storica si intreccia alla sensibilità personale. Terziroli, docente e giornalista, sceglie uno stile narrativo affettuoso, quasi confidenziale, per restituirci la figura di uno dei più originali e misconosciuti autori del Novecento italiano.
Il titolo stesso è carico di suggestioni: Un pacchetto di Gauloises sono le ultime parole con cui si chiude Dissipatio H.G., il capolavoro più visionario di Morselli. Le Gauloises, sigarette francesi forti e aristocratiche, diventano così simbolo di una ritualità quotidiana e al tempo stesso metafisica, emblema di quella presenza umana che il protagonista di Dissipatio cerca invano nel mondo svuotato. È un’immagine poetica e definitiva, che in sé racchiude solitudine, memoria e stile. Terziroli raccoglie questa suggestione e la trasforma in chiave narrativa: attraverso ricordi, testimonianze, aneddoti e descrizioni dei luoghi vissuti, restituisce un ritratto vivido e commosso del protagonista ma soprattutto mette in luce un elemento essenziale: la straordinaria lucidità e coerenza di Morselli nel restare fedele a sé stesso, anche a costo del silenzio editoriale e dell’incomprensione. Questo “uomo contro”, rifiutò i compromessi della società letteraria italiana del tempo, pagando con l’invisibilità. Ma le sue opere, tutte pubblicate postume, ci restituiscono oggi una voce profonda, limpida, e quanto mai attuale.
Una delle grandi intuizioni del libro è la capacità di raccontare anche lo stile letterario di Morselli, facendone sentire il respiro. La prosa di Morselli è elegante, essenziale, priva di orpelli ma ricca di pensiero. Le sue frasi, talvolta lunghe e scandite con maestria da virgole e punti e virgola, talaltra secche e nominali, denotano una penna consapevole, capace di passare con naturalezza dal realismo alla riflessione filosofica. È uno stile ibrido, che fonde narrativa e saggistica, e che riflette in modo quasi speculare la mente che lo genera: meticolosa, documentata, eppure capace di digressioni visionarie. La scrittura morselliana è attraversata da un tono crepuscolare, un’ironia malinconica che lo avvicina a figure come Kafka o Beckett, senza la disperazione statica di questi ultimi: in Morselli permane sempre una tensione verso il significato, verso una possibile forma di trascendenza.
Questa capacità di pensare e narrare insieme è forse ciò che più affascina Terziroli e che le consente di interpretare testi come Roma senza papa, Il comunista, o Dissipatio H.G. come profetici. Non tanto perché anticipano eventi futuri in senso stretto, ma perché leggono in profondità le crisi spirituali, sociali e politiche che avrebbero poi lacerato il mondo contemporaneo. L’isolamento, il vuoto esistenziale, l’incapacità delle istituzioni di dare risposte convincenti: temi che Morselli esplora con lucida inquietudine e che oggi risuonano più forti che mai.
A dimostrazione della potenza narrativa e visiva della sua scrittura, va ricordato che da Un dramma borghese — uno dei suoi romanzi più controversi — fu tratto un bellissimo film nel 1979, con Franco Nero e Lara Wendel. La pellicola, diretta da Florestano Vancini, restituiva con grande sensibilità la trama “scomoda” e psicologicamente profonda, incentrata sul delicato (e al tempo stesso amiguo) rapporto tra un padre e la propria figlia adolescente. Una conferma della forza e dell’audacia dei temi trattati da Morselli, sempre capaci di sfidare i tabù e di interrogare il lettore (e lo spettatore) sul confine tra morale e desiderio, libertà e responsabilità.
Da non dimenticare come Dissipatio H.G. venga considerato da molti, oggi, un testo seminale. I Fratelli D’Innocenzo, tra i più originali registi della scena cinematografica italiana contemporanea, lo hanno definito “uno dei libri più importanti” della loro formazione, tanto da esprimere pubblicamente il desiderio di poterne realizzare un giorno un adattamento per il grande schermo. Sarebbe un ritorno ideale e potente del pensiero morselliano in una forma visiva, capace di amplificarne le risonanze nell’immaginario collettivo.
Il merito principale dell’opera di Terziroli è proprio quello di riuscire a raccontare l’uomo e l’opera come due aspetti inseparabili. Non c’è mitizzazione, ma una forma di rispetto profondo che permette all’autrice di entrare in contatto con il cuore vivo della scrittura morselliana. Il suo approccio è insieme empatico e rigoroso, capace di tenere insieme dati documentari (luoghi, lettere, testimonianze del fratello Mario) con una lettura personale e sensibile. Terziroli non si limita a descrivere la vita di Morselli, ma lo inserisce nel panorama del Novecento italiano, mettendone in evidenza l’isolamento forzato, la distanza dal realismo dominante, e il rifiuto delle mode letterarie. È anche grazie a questa lucidità che la sua opera, rimasta inedita in vita, appare oggi con uno sguardo sorprendentemente fresco.
Un pacchetto di Gauloises è una lettura preziosa, colta e delicata, che restituisce pienamente il senso dell’opera di Morselli: autore schivo, rigoroso, talvolta visionario, capace di esplorare l’assurdo dell’esistenza con lucidità e grazia. Linda Terziroli lo racconta con passione e rispetto, tracciando un itinerario biografico che è anche un invito alla riscoperta di un pensiero libero, profondo e attuale. Ne nasce così un ritratto vivo e toccante, ideale sia per chi conosce già Morselli, sia per chi vi si avvicina per la prima volta.
Questo libro è, in fondo, un atto d’amore: verso la letteratura, verso il pensiero, verso la solitudine creativa. E verso quel pacchetto di Gauloises che, in un gesto semplice e finale, racchiude un intero universo.