INTERVISTA A FRANCESCA ROMANA DISPINZIERI

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di Marco FERRARI per PALCOSCENICO

foto di Valerio PISCIARELLI

Tra i nuovi nomi del teatro performativo italiano, quello di Francesca Romana Dispinzieri è il più sorprendente. Talento puro, viso e corpo da mannequin e una forza espressiva frutto dello studio di metodi rigidi, rituali e provocatori come quelli del Teatro della Crudeltà di Artaud e il Teatro dei Sensi di Vargas. Tutto questo a soli diciotto anni. Per “Palcoscenico” racconta come si è avvicinata alla recitazione, le sue prime acclamate esperienze e un progetto futuro che andrà a omaggiare Mandiargues e Borowczyk…

Ciao Francesca Romana, benvenuta su Palcoscenico! Abbiamo già avuto modo di ammirarti in alcuni progetti teatrali sempre diretta da Luca Cirillo, storico amico del nostro portale. Raccontaci innanzitutto qualcosa di te e quando è nata la passione verso la recitazione che ti sta portando negli ultimi tempi a fare importanti progressi. Ti ho ammirata ad Aprile nella performance No Pain To Play e ti ho trovata straordinaria nell’incarnare una creatura angelica che alla fine si rivela spietata, proprio nei confronti del tuo maestro/partner di scena. E’ da lì che è nata l’idea di proseguire nel percorso di “crudeltà artaudiana”?

Salve, per me è un piacere sentire queste belle parole di apprezzamento per quello che è emerso dalla mia performance “poco tradizionale”, dove mi rivelo spietata nei confronti del maestro/partner di scena nella tecnica della “crudeltà artaudiana”, in No pain to play e nel progetto immediatamente successivo che ha preso corpo, davvero meraviglioso e impegnativo.

Parlaci del percorso formativo legato proprio alle tecniche di Artaud e di come si è evoluta la collaborazione con Luca. Mi ricordo di te lo scorso anno quando portasti in scena estratti da Moravia e Proietti e, in così poco tempo, mi sembri maturata tantissimo e più consapevole di te stessa, sia tecnicamente che come impatto e feeling con il tuo partner di scena.

La mia passione per la recitazione è nata grazie all’intuito del maestro Luca Cirillo. Ero alle medie e all’epoca lui era il mio insegnante di musica, e proprio in quegli anni lui è stato in grado di riconoscere questa mia capacità sul palcoscenico. Da quel momento ho cominciato a frequentare un laboratorio di recitazione nella mia scuola da lui diretto, che mi ha portato ad appassionarmi sempre di più a questa forma d’arte. Sicuramente questo risultato è frutto di diversi anni di lavoro su me stessa. Oltre che merito di un insegnante così fuori dagli schemi comuni. Un vero artista a tutto tondo. Attento al nostro sviluppo personale e capace di tirar fuori le nostre capacità nascoste. È per questo che ho sicuramente maturato una consapevolezza maggiore, tecnica più attenta dopo le belle prove con i testi di Moravia, Proietti dello scorso anno, comunque meravigliose e degne di nota poiché pezzi d’arte magistrali nella storia del teatro che tanto amo e del quale spero di poter essere espressione per il futuro.

Nel servizio fotografico che omaggia il mondo di Mandiargues e Borowczyk rivedo in te la perfetta incarnazione delle creature artistiche del periodo 70/80. In particolare mi sono piaciute molto le foto olfattive che giocano sul contrasto maestro/allieva e sul necessario ribaltamento dei ruoli profetizzato proprio da Artaud oltre che dallo stesso Mandiargues. Come ti sei preparata agli scatti? Conoscendo la sensibilità del tuo maestro immagino ti abbia messo a tuo agio e infatti alla fine traspare anche in foto il ribaltamento di ruoli dove la vittima rituale del momento adorante è proprio lui mentre tu ti gusti la situazione con fare crudele e compiaciuto.

Gli scatti per Cérémonie d’amour sono stati puro divertimento. Eravamo in perfetta sintonia e i risultati sono stati oltre le aspettative. Tutto davvero fantastico e divertente. Bellissima esperienza. Si è verificata in quel contesto, oltretutto, una strana coincidenza nell’omaggio a Mandiargues e Borowczyk, e precisamente nella scena in cui Joe Dallessandro gratifica di attenzioni i piedi di Sylvia Kristel nella pellicola “Il Margine” e allo stesso modo il mio maestro, con adorabile “resistenza olfattiva”, per citare Artaud, faceva con i miei! Quando abbiamo visto la sequenza originale, per prendere spunto, ci siamo resi conto che Dalessandro aveva la spalla rotta durante le riprese. E anche Luca! Incredibile!

Conosco Luca per essere molto meticoloso, quindi sarebbe stato capace di procurarsi una lussazione pur di interpretare al meglio quel ruolo e rendere più credibile la sofferenza fisica negli scatti! Quanto è paziente il tuo maestro?

Ne sarebbe capace, per amore dell’arte…scherzo naturalmente! È una strana coincidenza come dicevo. Si, Luca è molto paziente anche quando nelle prove ha preso dei veri calci nel momento in cui, nell’esecuzione della scena, presa dalla foga della scena. non ho misurato la forza! Problemi tecnici che sono stati sdrammatizzati dalla sua capacità di armonizzare il contesto. Si conclude sempre in un gran divertimento.

Invece la preparazione teatrale come è avvenuta? Quando ho assistito alla performance No pain to play ho visto in te la freschezza adolescenziale e il piglio di una navigata professionista.

In teatro io sono più spontanea possibile. Anche quando sono messa dinanzi a prove un po’ “ostili “, cerco di superare le tensioni e di affrontare le eventuali difficoltà performative. In questa prova “artaudiana”, effettivamente mi rendevo conto di dover spezzare il cordone ombelicale col maestro attraverso un’azione scenica irruenta ed olfattiva, in opposizione fisica cruenta verso la sua persona. Grazie al mio maestro la prova ha assunto anche caratteristiche di ilarità e gioco. La sua capacità sta nel convincerti dell’azione teatrale senza imbarazzo. Il mio intento è affrontare con leggerezza e spontaneità le prove a cui sono sottoposta. Credo che questa sia la chiave per arrivare agli altri, interpretando ma essendo se stessi, cercando di dare il massimo delle proprie capacità sul palcoscenico. Il gesto un di “maltrattamento” verso il proprio maestro, è una prova necessaria per superare determinate paure che in definitiva sono semplici luoghi comuni. Quello che conta è il forte impatto visivo che emerge da questo tipo di recitazione. È quindi un immenso piacere per me vedere che sia stato così apprezzato. Onestamente le tecniche “artaudiane” del teatro della crudeltà e anche di tutto quello che è il teatro dei sensi, ho incominciato a sperimentarle attraverso la performance “No pain to play” cui facevi riferimento. Il livello di disinibizione verso azioni “scomode” fa si che non ci siano blocchi o problemi nell’interpretazione. Questa è una tecnica attorno alla quale si sviluppa maggiore consapevolezza sul palco. Il risultato arriva diretto al pubblico con un messaggio forte, irruento, crudo e immediato. Ho un grande senso di pudicizia, sono una persona riservata anche se vivace. La bellezza non passa per l’ostentazione. La sensualità nelle movenze, nel linguaggio del corpo attraverso il lavoro sui sensi è arte pura. Lo trovo più seducente del mettersi a nudo fisicamente. Sono da sempre un’esteta. La prova più difficile è lavorare sui propri limiti espressivi. Luca mi pone in confort zone, ha avuto l’abilità di non farmi mai sentire a disagio, ma libera di esprimermi con grande naturalezza, perché è una persona con grande rispetto.

So che lavorerete all’adattamento di Cérémonie d’amour in quello che sarà un omaggio alla coppia Mandiargues/Borowczyk più che un classico remake.E’ stato anticipato qualcosa di questo progetto anche a Venezia e, a breve, anche alla Cinémathèque française. Cirillo raccontava di come, nel vostro lavoro, verranno inserite anche suggestioni da un altro meraviglioso lavoro della coppia ovvero “Il margine”, che è impossibile non rivedere negli scatti di cui abbiamo parlato poco fa. Come ti senti catapultata in questa dimensione?

È un onore essere coinvolta in un progetto di tale levatura. Mostri sacri con cui confrontarsi. Faremo del nostro meglio, un piccolo cameo in omaggio ai Maestri Borowczyk e Mandriagues con spunti tratti da Cérémonie d’Amour e Il Margine e a quello che gli interpreti hanno trasmesso con forza scenica. Questo progetto ci porterà via quasi un anno di lavoro e di tempo. Il lavoro sembra trattare una storia tipica di seduzione al limite del proibito, ma in realtà è tutto centrato su una metamorfosi, un ribaltamento dei ruoli tra maestro e allieva, tra adulti e giovani, con diverse sfaccettature. È una storia un po’ noir. Infatti varie ambientazioni sono in metrò o in una chiesa, ambienti oscuri, lugubri. Nell’ adattamento italiano Cérémonie d’ Amour infatti si chiama Regina della notte. Vi stupiremo tuttavia con una versione e una visione differente da quanto ci si aspetta.. Ci muoveremo di più nel territorio dei romanzi di Mandiargues piuttosto che in quello dei film da cui sono stati tratti. Una bella sfida appena iniziata, ma fortunatamente già nella prima parte realizzata in teatro ha avuto ottimi apprezzamenti. La presentazione del progetto a Venezia e alla Cinémathèque française rappresentano l’ambizione del progetto stesso. Che dire…

Come ciliegina sulla torta di una preparazione molto fisica e provocatoria come quella del Teatro della Crudeltà, è arrivata anche la partecipazione a una masterclass con il grande Enrique Vargas, fautore del Teatro dei Sensi. Come è stata questa esperienza?

Ho recentemente avuto l’onore di partecipare ad un seminario con Enrique Vargas, maestro immenso del Teatro de Los Sentidos. Si affinano le modalità interpretative attraverso i sensi. È stata una coincidenza fortunata in questo momento. La sua arte è un grandissimo insegnamento di vita, è stata una vera opportunità di crescita per me. Questo, spero, misurerà nel tempo la mia esperienza; solo lasciandosi andare al palco, sentendo, si trasmette una forte emozione e si trae soddisfazione. È magia pura. Oggi sta succedendo quello che mai avrei immaginato. Probabilmente sono “coincidenze sospese” come dice la mia grande amica Maria Pagliaro autrice della biografia di Vargas. A proposito, trovo meravigliosa la recensione recentemente pubblicata da voi circa il suo libro.

Hai avuto attestati di stima da artisti italiani di primo ordine come Walter Fasano e Sebastiano Somma fino ad autentiche leggende come Ti West, Leos Carax, Albert Serra e addirittura Al Pacino! Non male per una studentessa liceale…

Sono lusingata, esterrefatta, quasi non ci credo, è esploso tutto all’improvviso!

A proposito di Sebastiano Somma ho amato davvero la tua performance ne Uno sguardo dal ponte (che Somma ha portato in scena per tanti anni). Sei stata una Catherine perfetta, lolita maliziosa ma anche giovane donna ferma nelle sue posizioni. Parlaci di quel memorabile personaggio.

Sebastiano Somma è un grande interprete, davvero. Io ho sentito molto nelle mie corde l’interpretazione di “Uno sguardo dal ponte” da lui portato in scena con grande capacità espressiva negli ultimi anni. La nostra performance ha raccolto molte critiche positive, penso che lo porteremo in scena anche in futuro. Trovo che siamo stati efficaci entrambi. Luca poi, davvero perfetto nella sua interpretazione “siciliana”…anche Al Pacino, cui il mio maestro ha mostrato il video della performance (nei giorni in cui la star americana era sul set a Roma) ha approvato!

C’è una tipologia di ruolo che ti piacerebbe interpretare? Magari è l’occasione pubblica per chiedere a Luca di prepararlo con te! E invece un regista, italiano o straniero, con il quale ti piacerebbe lavorare? Da quello che ricordo sei una fan di Ti West e so che l’apprezzamento è reciproco…

Sinceramente non ho una tipologia precisa di ruolo che vorrei interpretare però posso dire che, ad esempio, la trilogia di Ti West è nel mio mood così come lo stile di Tarantino e i suoi capolavori da “Pulp fiction” a “Kill Bill”. Restando invece in Italia direi Carlo Verdone che ha segnato il cinema italiano dopo Sordi e De Sica. L’ Italia è stata palcoscenico dell’arte e del cinema e anche i miti come lo stesso Tarantino e tanti altri hanno preso spunto dalla nostra grande storia artistica.

In effetti saresti stata perfetta in “Death Proof”! Poi vista l’esaltazione estetica e funzionale delle tue belle estremità, devo immaginare che sia tu il “motore tarantiniano” più che Luca che, come diceva Artaud, e in seguito il buon Mandiargues, è il maestro che “per amore degli allievi mette a dura prova la resistenza olfattiva”!

Certo, in effetti, talvolta penso di avere una naturale predisposizione “Tarantiniana” e che il maestro, per amore degli allievi, metta a dura prova la sua resistenza olfattiva! Del resto, come già detto, mettiamo in opera, in modo reale, non simulato, il ribaltamento dei ruoli tra allieva e maestro.

Invece, a proposito di Ti West, autore che adoro fortemente: quale film della trilogia hai amato di più? So che alcune allieve di Luca hanno partecipato a selezioni per un suo nuovo progetto e, in cuor mio, spero proprio tu sia fra queste!

Sarebbe fantastico. Penso che Pearl sia il mio preferito, tanto da suggerire nel corso di quest’anno, durante le esercitazioni nel laboratorio teatrale, una scena che è stata poi interpretata nel nostro spettacolo. Ripeto Ti West e Tarantino sono nel mio perfetto mood.

Tra le tue più recenti collaborazioni vorrei mi parlassi della partecipazione a “Ciak si ascolta” una trasmissione radiofonica di culto per noi amanti di cinema e colonne sonore. Come sei arrivata a questa esperienza e come si rapporta una giovanissima attrice con un mezzo affascinante ma complesso quale quello della radio?

La collaborazione con “Ciak si ascolta”, è stata un evento importante che ci ha coinvolto per parlare del nostro bel lavoro/progetto sul remake di Cérémonie d’ Amour. Era infatti una puntata dedicata alla notte, che si apriva con la meravigliosa interpretazione di Nuti in Stregati (da noi poi portato in scena in teatro). Grazie alla stima che ha manifestato Lorenzo Procacci Leone nei miei confronti, ho interpretato dei monologhi tratti dalla stessa pellicola e interpretati da Ornella Muti, ad apertura e chiusura di una puntata successiva. Lì si è definito il progetto di inserirmi stabilmente nella prossima stagione radiofonica come interprete di stralci teatrali e cinematografici attinenti al tema delle varie puntate. Che emozione. Il mondo della radio è magico. Per me un onore. Ma non finisce qui. A breve sarò coinvolta in un meraviglioso progetto, sempre sullo stesso “filone”, per “L’ultima radio”, creazione web-radio ideata da Walter Fasano e che vedrà la partecipazione di tanti grandi nomi del cinema e del teatro. Sono davvero sbalordita e lusingata.

Bene Francesca Romana, ti ringrazio per la disponibilità e ti auguro di proseguire alla grande questo tuo inizio di percorso artistico…te lo meriti!

Grazie per l’attenzione che mi avete riservato, sono solo una quasi maggiorenne…questa è la mia passione, la perseguirò sperando di incontrare gradimento…altrimenti resterà, comunque, un percorso importante di crescita che migliorerà la mia presenza.

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