“THE LADY” di Luc Besson

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Per la libertà del popolo birmano

È soprattutto per merito di un’eccezionale Michelle Yeoh se “The Lady”, di Luc Besson, assurge ad essere uno dei film più importanti degli anni duemila. Perché la bravissima attrice malese ha espresso un coinvolgimento totale nell’interpretare l’eroina del film (e dei nostri tempi) Aung San Suu Kyi, fondatrice della Lega Nazionale per la Democrazia, insignita del Nobel per la Pace nel 1991 e figura di spicco, per tutta la Birmania, di un movimento politico volto a ristabilire, tramite regolari elezioni, le regole fondamentali della democrazia, dei diritti umani e della libera circolazione delle idee e della parola, in un paese che invece da cinquant’anni è oppresso da una dittatura dispotica e sanguinaria.

Per cui, il film del regista francese, oltre ai suoi indubbi meriti artistici, che si traducono in un tono non documentaristico ma pulsante di vita, relativo alla vicenda umana e politica di Suu Kyi, dati gli ancora attuali e feroci contorni di una dittatura militare che vessa il popolo birmano con deportazioni, torture, stupri e omicidi, è chiaro che rappresenti non solo un significativo film da vedere, ma soprattutto un forte stimolo ad intraprendere azioni concrete, individuali e/o nazionali, atte a ripristinare la legalità in un paese retto da dei veri delinquenti in divisa militare, capaci di costringere Aung San Suu Kyi agli arresti domiciliari per dodici anni, semplicemente perché “rea” di aver stravinto le elezioni indette nel 1990, poi invalidate dal regime militare birmano.

Ed è per tale motivo, seguendo l’ottimo impulso dettato dallo straordinario film di Besson, che questa recensione, invece che proseguire nella disamina estetica della pellicola, stavolta si mette al servizio di una giusta causa, fornendo di seguito le piccole-grandi informazioni che possono permettere ai lettori di conoscere la realtà dei fatti, i canali per approfondirla e i link per appoggiare l’operato di Aung San Suu Kyi, un’eroina del terzo millennio che il politico britannico David Cameron ha definito: “Un modello per tutti coloro che credono nella libertà di parola, nella democrazia e nei diritti umani”.

Aung San Suu Kyi, cenni biografici

Figlia del generale Aung San, Aung San Suu Kyi nasce a Rangoon nel 1945. Nel 1967, ad Oxford, consegue la laurea in Filosofia, Scienze Politiche ed Economia. Nel 1988 torna in Birmania per accudire la madre malata e appoggiata da alcuni professori universitari birmani fonda la Lega Nazionale per la Democrazia, ispirandosi al pensiero non-violento di Gandhi e di Martin Luther King. In risposta a ciò, nell’89 la giunta militare la sottopone agli arresti domiciliari. Nonostante questo, nel 1990 vince le elezioni con il 59% dei voti favorevoli, ma i militari invalidano il risultato. Nel 1991, grazie alla fattiva promozione del marito e professore universitario inglese Michael Harris, riceve il Nobel per la Pace. Nel 1999 il Dr. Harris muore di cancro, ma Aung San Suu Kyi non può raggiungerlo in Gran Bretagna perché al suo ritorno le verrebbe sicuramente impedito di rimpatriare in Birmania. Nel Novembre 2010 Aung San Suu Kyi viene rilasciata. Il prossimo 1 Aprile si ripresenterà alla elezioni in Birmania con la sua Lega Nazionale per la Democrazia, con buone probabilità di vittoria.

Bibliografia

Aung San Suu Kyi, Liberi dalla paura, ed. Sperling & Kupfer, 2005. Cecilia Brighi, Il pavone e i generali. Birmania: storie da un Paese in gabbia, ed. Baldini Castoldi Dalai, 2006. Aung San Suu Kyi, Lettere dalla mia Birmania, ed. Sperling & Kupfer, 2007.

Links

trailer del film filmup.leonardo.it/trailers/thelady.shtml

Campagna SEND A MESSAGE della Good Films it-it.facebook.com/pages/Good-Films/167590070019949

nobelprice.org www.nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/1991/kyi.html

US Campaign for Burma uscampaignforburma.org

wikipedia it.wikipedia.org/wiki/Aung_San_Suu_Kyi

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